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Cucina non é mangiare, é molto, molto di più H. BECK

TAGLIATELLE ALLA BOLOGNESE

TAGLIATELLE ALLA BOLOGNESE

..perché le tagliatelle come altro potrebbero essere???

Noi di Bologna nella pasta fresca ci nasciamo.

Abituati già a vederla impastare dalle nostre nonne e bisnonne, con i loro lunghissimi vissuti mattarelli (più è lungo più ci vuole arte ad usarlo) tramandati di generazione in generazione… Ogni tavola che si rispettava aveva nella parte sottostante ancorato il tagliere lungo come il tavolo ed un incavo per farvi scorrere il mattarello quando tutto veniva riordinato.

In casa mia la pasta fresca era compito di mia nonna paterna prima e di mia mamma poi.

Fin da appena nata sono stata ‘cullata’ nel mio dormiveglia mattutino dal ritmo costante e rassicurante del mattarello che ‘toccava’ il tagliere..sempre il mercoledì e la domenica mattina: un rito scandito negli anni.

Confesso che anche ora vorrei sentire, la domenica mattina mentre il sonno si fa più leggero e comincio a svegliarmi, quel ‘toc’  ‘toc’  ‘toc’ che tanto mi appartiene e mi manca.. se mi concentro sento ancora nitido quel ritmo!

Ero molto piccola perché dovevo salire sullo sgabello rubato al ‘cucinotto’ e restare comunque in punta di piedi per poter arrivare al tavolo dove in un angolino del gigante tagliere la nonna mi faceva impastare la mia piccola ‘sfoglina’.. perché a Bologna si cominciano le lezioni di sfoglia prestissimo!

A 6 anni già sapevo tirare una sfoglia di buone dimensioni, l’unico problema era la mia ‘apertura alare’ che non mi permetteva di scorrere sino ai vertici del mattarello.

Stendere la sfoglia cercando di mantenere la stessa pressione morbida, ruotare, lavorare gli angoli con il bordo del mattarello per arrotondare gli spigoli, arrotolarla e girarla sbirciando se in controluce si intravedeva la stessa trasparenza, l’estremità che scendeva dal tavolo (mi sono sempre chiesta come potesse rimanere in quella posizione senza mai cadere, per il peso, dal tagliere…), il profumo tipico di uovo misto a farina…la consistenza, il colore…

Fare il rotolo molto lento con le ‘pieghe giuste’, lasciare un attimo asciugare (il tempo miracolosamente giusto perché non seccasse troppo, screpolasse e si rompesse al taglio) poi il taglio con ‘il coltello’ rigorosamente riservato solo alla sfoglia: grande, rettangolare, affilatissimo! Il rumore del coltello che rompe e scrocchia la pasta: musica!

Come ero orgogliosa! Che bell’emozione!

Movimenti ripetuti così tante volte che diventavano sicurezza e facilità.

Se pensate che fare una sfoglia fatta come si deve sia facile vi sbagliate di grosso! Non lo è per niente!!! Sono i gesti imparati già da piccoli, corretti da chi lo faceva da ‘secoli’, ripetuti all’infinito a renderlo facile! ..e magari anche rilassante!

In realtà fare la sfoglia se non si hanno ‘i muscoli coinvolti’ allenati è una grandissima faticaccia!!!

Palmo, allunga, riporta , palmo, allunga, riporta… all’inizio se non sei abituato poi non senti più le mani. 🙂

 

Con gli anni però, con l’incoscienza e la presunzione dei giovani, sono volata verso altre mille curiosità e la sfoglia è passata nel dimenticatoio! Per tanti anni, tantissimi.

Mi ci sono riavvicinata quando il tempo passato e la mancanza dei riti familiari, oltre che delle persone, mi ha richiamato.

La nostalgia di quel tempo lento, di quelle tradizioni, di quei gesti familiari è stata tanta, la voglia di lasciare a mio figlio un po di quei rituali che mi hanno trasmesso calore, sicurezza, atmosfera di casa e famiglia ha fatto il resto.

Mi piacerebbe che lui trovasse quelle sensazioni di appartenenza, di calore di famiglia, quelle emozioni in cui ti rifugi nei momenti più difficili per sentirti sempre accanto chi ti ha voluto bene: attraverso quei gesti semplici, quei profumi, quei sapori che mi hanno ‘sempre riportato al sicuro di casa’..

Non so se riuscirò ad appassionarlo alla cucina di tradizione, da imparare per magari tramandare a qualcuno che amerà… certo è che perlomeno la apprezza! Molto! Forse è già qualcosa.. 🙂  Ci sono nonne che stanno provvedendo alla grande… 🙂 🙂

 

Sarò sincera, ammetto che l’aver lavorando tante ore fuori casa prima, con vicissitudini familiari impegnative poi, il più delle volte mi sono fatta aiutare dall’impastatrice e dall’immancabile IMPERIA!

Quando il tempo a disposizione è maggiore e quando la mia ‘nostalgia’ sbrocca mi lascio coinvolgere nell’impastare e tirare la sfoglia a mano: una gran faticaccia (perché non allenata) ma la cosa mi permette di ‘sfogarmi’ ed allentare le mie tensioni!

E’ terapeutico! Provare per credere!!

La ricetta originale vuole 1 uovo grande per etto di farina.

Il disciplinare per la tutela di questa unicità della cucina bolognese è stato depositato nell’Aprile del 1972 da parte dell’Accademia Italiana della Cucina delegazione di Bologna: un atto in cui sono fissate le caratteristiche e ricetta delle autentiche tagliatelle bolognesi.

LARGHEZZA 8 mm quando cotta quindi dai 6,5 ai 7 mm da cruda al taglio. Questa misura corrisponde alla 12.270esima parte dell’altezza della Torre Asinelli di Bologna!

 

Se volete preparare i tipici ‘nidi’ ecco la ricetta!

E’ stata postata un po di tempo fa abbinandola al classico RAGU’ di casa http://www.donislab.com/2019/04/09/tagliatelle-al-ragu/   a voi la scelta se servire le tagliatelle con il ragù o con altro…

Vi solletico la curiosità svelandovi un sugo molto tradizionale casalingo bolognese che ora si trova molto meno nelle tipiche trattorie (ne sono rimaste poche) ma che rappresenta la semplicità della cucina di casa della ‘Zdoura’ (reggitrice: un tempo la classica padrona di casa factotum della famiglia patriarcale): prosciutto crudo (compresa la parte più grassettina) a dadini rosolato e reso croccante dal burro.

Un po salatino ma saporito che si sposa benissimo con le tagliatelle!!

Non me lo ricordavo ma felice di averlo fatto: domani subito questo sughettino!!! 🙂

 

Vi lascio due dritte per prepararlo..

Tagliare finemente 200 gr di prosciutto crudo (in genere si usano gli avanzi del prosciutto come il gambuccio). Rosolare in una padella in cui avrete fatto sciogliere 1 noce di burro e 1/2 cipolla tritata finemente. Sfumare con ½ bicchiere di vino bianco e lasciate asciugare. Lessate la pasta, scolarla e condire con il ragù di prosciutto crudo. Spolverare con abbondante parmigiano grattugiato ed una grattata di pepe nero.

 

 

 



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